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13 giu 2020

Comunicato su Università ed Esami di Stato della Secondaria Superiore

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Le sottoscritte Associazioni prendono atto che l’Ordinanza Ministeriale n. 21 del 3 giugno 2020, finalizzata al «regolare funzionamento delle commissioni d’esame conclusivo del secondo ciclo d’istruzione per l’a.s. 2019/20», autorizza gli Uffici scolastici regionali ad acquisire «le domande a presidente di professori universitari di I e II fascia, di docenti diruolo presso le istituzioni AFAM, di ricercatori di tipo A e B». Tale aspetto viene di per sé giudicato con favore, anche se appare poco ponderata l’apertura a figure di comprovata abilità nella ricerca ma non necessariamente rodate nell’ambito della didattica tanto da potere dirigere una Commissione di Esami di Stato. Se questa apertura è in controtendenza rispetto alla sciagurata separazione tra mondo scolastico e mondo accademico messa in atto sistematicamente dalla legge 107/2015, la cui applicazione nel D.L. 62/2017 ha appunto escluso i docenti universitari di ruolo dalla possibilità di fare domanda come aspiranti presidenti, la modalità della stessa ordinanza appare purtroppo tardiva e inserita in un quadro giuridico molto discutibile. Un’attenta programmazione avrebbe rivelato in anticipo che, in quest’anno eccezionale, il Ministero dell’Istruzione non sarebbe stato in grado di sopperire al fabbisogno di presidenti secondo i canali dello scorso anno. Dunque un auspicabile coinvolgimento del mondo universitario sarebbe dovuto avvenire subito, per progettare strategie comuni e mettere decisamente l’istruzione al centro delle priorità del paese. Farlo il 3 giugno, a due settimane dall’inizio degli esami, significa vanificare del tutto questa opportunità, tenendo conto che gli esami di Stato si svolgono in una fase del calendario accademico fitta di esami di profitto e di laurea, ovviamente programmati da tempo. D’altro canto, la riapertura al mondo universitario cade in un quadro normativo che sancisce la “nomina d’ufficio” ovvero “specifici ordini di servizio” per i colleghi della scuola che non abbiano presentato domanda volontaria (art. 1, c. 1 e 6 dell’OM 21), dunque nel quadro di misure inaccettabili e più in generale di una procedura che è apparsa fin dall’inizio improvvisata e manchevole.

Alla luce di tutto questo, le sottoscritte Associazioni appoggiano la disponibilità dei docenti universitari a presentare domanda nell’esclusiva tutela di studenti e colleghi, costretti a partecipare a un esame che per i suoi quattro quinti replica decisioni deliberate dagli stessi commissari sette giorni prima, in un rito dal puro valore retorico. E tuttavia chiedono:

  1. in via preliminare, come è stato fatto in Francia, di sospendere le procedure di esame e ridistribuire le spese per le sanificazioni delle scuole nel novero del supporto all’istruzione per una tempestiva e sicura riapertura in presenza;
  2. di abrogare i commi 1,3,4,6 dell’OM 21/2020;
  3. di aprire un tavolo di discussione congiunto scuola-università per la progettazione di un ritorno alla didattica in presenza, da supportare con congrui investimenti in personale e strutture.

 

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