ASSOCIAZIONE SIGISMONDO MALATESTA
Colloquio di Santarcangelo, 25-26 maggio 2018
a cura di
Il caso e la necessità
Arbitrarietà del racconto e criteri di verosimiglianza
tra teoria e storia letteraria
In tutta la storia della letteratura, dai suoi albori fino agli esiti del ‘900, una delle questioni critiche fondamentali e ricorrenti riguarda la relazione tra la cosiddetta arbitrarietà del racconto e i criteri di verosimiglianza, già affrontata nella Poetica da Aristotele.
Questi criteri interessano sia la coerenza della trama di un’opera al suo interno, sia la corrispondenza del suo contenuto con i codici morali, le convenzioni sociali e le maniere di pensare propri della situazione storica in cui si svolge l’azione.
In altre parole si tratta della vexata quaestio che oppone e lega indissolubilmente le due facce del racconto: da un lato la creatività, l’invenzione artistica e la qualità estetica del singolo testo, intimamente legate alla possibilità, teoricamente infinita, che ha la narrazione di procedere “a caso”, in modo sorprendente, irregolare, imprevedibile, senza doversi piegare all’orizzonte d’attesa dei suoi primi lettori, e dall’altro la legge della necessità del racconto che ingloba nel codice letterario ogni singola mutazione generata da un testo nuovo, la iscrive nella convenzione e così modifica e adegua anche i criteri di verosimiglianza. Ad essi il testo affida la sua attendibilità e la conferma delle sue certezze – per loro stessa natura molto mutevoli nel tempo – e demanda il ruolo di rappresentare in modo cogente quelle regole naturali e sociali che ogni narrazione, almeno sulla carta, per essere credibile non dovrebbe mai infrangere.
In realtà sappiamo che in ogni testo, e soprattutto in ogni grande testo, il caso è “fintamente” cieco, così come l’imprevedibilità nelle svolte della trama è costitutiva delle emozioni narrative più coinvolgenti e determina il successo estetico dell’opera proprio perché deve continuamente misurarsi e scontrarsi con la necessità delle regole e la prevedibilità del racconto.
Il colloquio intende dunque interrogarsi non tanto sui criteri di verosimiglianza e la loro storia quanto sul rapporto complesso che questi criteri intrattengono nei singoli testi e nei codici letterari con il romanzesco, inteso come l’imprevedibile, l’improbabile: sulla inevitabile formazione di compromesso che si viene a creare tra queste due esigenze. L’una infatti non potrà mai prescindere dall’altra.
Questa necessità di un compromesso caratterizza tutta la storia del genere. Così Il novel inglese del Settecento, pur ricorrendo programmaticamente alla nozione di autenticità e di autenticazione della materia narrata, quindi alla sua verosimiglianza, gioca però in alcuni casi con una concatenazione di avventure spesso affidate al caso, eredi della agnizione drammatica comica (Moll Flanders) o dell’accumulo di sventure del destino avverso (The Man of Feeling). Ugualmente le strategie di suspense del romanzo successivo (Dickens) puntano alla imprevedibilità dello sviluppo diegetico.
Così nel romanzo eroico-galante, ove il romanzesco statisticamente improbabile (il caso) ha per definizione un vasto spazio, comunque appare imprescindibile da una parte un richiamo a regole e usanze, dall’altra una selezione dell’”improbabile” a esclusione di alcune possibili dimensioni dell’avventuroso e del meraviglioso. Altrettanto in un racconto di Kafka come Le Metamorfosi la verosimiglianza della descrizione d’ambiente si accompagna alla “improbabile” trasformazione in scarafaggio. Tale “improbabilità” costitutiva comunque esclude la possibilità d’altri tipi di “imprevedibilità” quali ad esempio quelli del racconto soprannaturale o del fantastico. Il felice compromesso tra queste due istanze contribuisce in maniera determinante alla riuscita dell’opera.
Celiando sul titolo del famoso libro del biologo Jaques Monod, Il caso e la necessità (1970), emergono alcune analogie (da non prendere molto sul serio) tra il modello biologico di mutazione proposto dallo studioso francese di formazione darwiniana e i processi di trasformazione dei codici letterari. Il Colloquio si propone di indagare e discutere, sia in chiave teorica che storica, le formazioni di compromesso che le due categorie presenti nel titolo, arbitrarietà del racconto e criteri di verosimiglianza, hanno assunto nella loro millenaria convivenza impossibile.