SESSIONI PARALLELE
A volte deturnano.
La parodia su tutti gli schermi
chair Federico Bertoni, Francesco de Cristofaro
giovedì h 9
Nel Novecento della letteratura massificata e divorata dagli altri media, i classici hanno trovato un ottimo modo per sopravvivere: massificarsi e lasciarsi divorare dagli altri media; provocando, nello stesso tempo, uno scoronamento dei propri miti e del proprio linguaggio; disautomatizzando i meccanismi connaturati in ogni finzione; virando decisamente al riso e alla comicità di situazione. Così il museo diviene bazar, l’arte (già privatizzata dalle élites culturali) torna di pubblico dominio, i buoni e cattivi sentimenti trascolorano in sentimenti del contrario; e il piacere del testo si riattiva. In particolare, è stato il cinema il luogo di queste manovre stranianti e talvolta attualizzanti: dall’eccentrica mise-en-abyme di To Be or not To Be di Lubitsch allo slapstick universalmente efficace del Frankenstein Junior di Mel Brooks, dallo Shakespeare dada di Totò al Chisciotte stralunato di Franchi & Ingrassia, dal sopraffino vampirismo di Polanski all’horror pecoreccio e giovanilistico di Scary Movie. Riattraversare comparativamente questi e altri campioni dello “spoof movie” dà modo innanzitutto di verificare, attraverso gli effetti di divertissement e di détournement, la tenuta che contraddistingue anche nella modernità avanzata i procedimenti della narrativa, nonché la consapevolezza che si presume nel cosiddetto ‘grande pubblico’. Consente inoltre di misurare, guardando insieme alla morfologia e alla sociologia, le modalità e la qualità dei commerci tra arti diverse e differentemente canonizzate nel sistema culturale (e nella “società dello spettacolo”): da un lato una letteratura ormai priva d’aura, dall’altro non solo il film, ma il complesso dei generi, delle tecniche e delle ‘maniere’ dell’audiovisivo – fiction tv, spot pubblicitari, video musicali, webseries, teleteatro e videoteatro, e quel che resta del “varietà”.
Rocco Coronato, Il limite e la pazienza. Shakespeare spalla di Totò
Veronica Chiarenza, Il cavaliere dalla triste figura nel tempo della parodia: Franco, Ciccio e Cervantes
Mirta Cimmino, Il romanzo sgangherabile: Manzoni per quartetti e per terzetti
Armando Rotondi, The Rocky Horror (Picture) Show: parodia camp del gotico tra Mary Shelley, J. B. Priestley e James Whale
Pierpaolo Martino, “I want to be a pop idol”. Oscar Wilde tra parodia e reinvenzione glam in “Velvet Goldmine” di Todd Haynes
Dario Tomasello, Ascesa e caduta di un mostro: variazioni parodiche su “Lolita”
Antonio R. Daniele, Meccanismi iperparodici, dalla narrazione al cinema: “La panne” di Dürrenmatt fra Ettore Scola e Alberto Sordi
Luigi Franchi, Libertà per Jorge da Burgos! Quando la riscrittura parodica compie il tragitto inverso: “Il nome della rosa” di Jean-Jacques Annaud e “La rosa e il suo doppio” di Loriano Macchiavelli
Giacomo Tinelli, L’umorismo opaco di Cinico TV. Un’analisi ideologica
Andrea Bernardelli, L’anti-eroe dai mille volti. La migrazione di un dispositivo narrativo dalla letteratura alla serialità televisiva
Mauro Giori, La parodia tra parassitismo, iconoclastia e autorizzazione nel rapporto tra fumetto pornografico e cinema.
Proponente: Francesco de Cristofaro
Certi romanzi
chair Flora de Giovanni, Stefano Ercolino
mercoledì h 15
Certi romanzi, lo sappiamo, assumono lenti, occhiali, cannocchiali per servirsi di una doppia vista, una bifocalità artificiale e di secondo grado, a tratti genialmente illegittima. Quello che spesso ne è venuto fuori è lo sguardo dell’umorista nelle letterature occidentali: dal bestiario della caricatura in Balzac, bestiario e caricatura del giornalismo stesso, all’ironia di Nabokov contro tutti i filistei in Lolita, comédie humaine américaine, e alle invenzioni sconcertanti e caustiche di Elias Canetti, José Saramago, Michel Houellebecq. Passando per alcuni momenti di fondazione dell’attitudine e delle premesse per un umorismo occidentale: Voltaire prima e Nietzsche poi, due campioni del riso, il primo per aver impostato l’intero rapporto tra riso e potere nella modernità, e il secondo per aver scosso l’Albero della scienza con una risata.
Claudia Esposito, Parodia e istanze metanarrative in Jane Austen
Roberta Colombi, Lenti, occhiali, cannocchiali: lo sguardo dell’umorista. Corrispondenze europee
Michela Lo Feudo, Balzac à la charge: scrittura giornalistica e teoria della caricatura ai margini della “Comédie humaine”
Andrea Chiurato, Ridere con Lolita, ridere di Lolita
Jelena Reinhardt, Le maschere grottesche di Elias Canetti: monadi senza porte né finestre
Nicola Bottiglieri, L’asino che vola
Maria Silvia Assante, Don’t let me laugh, o dell’ironia in Voltaire, Sciascia e Bernstein
Paolo La Valle, Riso e potere. José Saramago e l’umorismo contro il regime
Valentina Sturli, Imprecare, provocare, predicare: parodia e critica sociale nell’opera di Michel Houellebecq.
Con Dio o contro Dio ma mai
senza Dio. Come si ride nelle
Scritture e nelle Ri-Scritture
chair Silvia Albertazzi, Francesco Paolo Botti
giovedì h 9
L’eredità culturale della religione nella moderna vita secolare trova nell’ironia, nella satira e nella parodia esiti inesauribili di rappresentazione artistica: forme espressive e discorsive elaborate in varianti molto diverse nell’Occidente cristiano – dove sono diventate sintomatiche a partire soprattutto dall’Illuminismo – e in altri contesti religiosi, quali quello ebraico, che hanno sviluppato rappresentazioni dello spirito assolutamente peculiari. La distinzione tra sentimento religioso ‘sincero’ e sovversione satirica ha senso, però, solo a un livello superficiale: molte riscritture umoristiche di narrazioni religiose sono immerse nella retorica, nel linguaggio e nel simbolismo di testi sacri e commentari. Né può questa fascinazione per i tropi religiosi essere interpretata come mero gioco intertestuale, o un omaggio colto a credi e tradizioni divenuti obsoleti con l’avvento della società laica. Ci si propone insomma di rintracciare i diversi “modi di ridere” presenti nelle tradizioni culturali legate a fedi diverse: le riscritture dei testi sacri, le esplicite letture comiche della religione, le commistioni paradossali di miti religiosi e secolari. Le scritture bibliche, ma anche ebraiche, coraniche, hindu, buddiste, scintoiste, sono tuttora una straordinaria fonte di ispirazione per la letteratura, dove l’esuberanza comica spesso si manifesta precisamente nella libertà di accostare e combinare generi, forme e ideologie diverse.
David Matteini, Sade in Italia: desacralizzare l’arte – Carolina Pernigo, Strategie dell’ironia nei “Diari di Adamo ed Eva” di Mark Twain
Florian Mussgnug, Apocalyptic Laughter: Darwinian Divergence
Stefania Rutigliano, Tradizione ebraica e invenzione parodica nello schnorrer di Israel Zangwill
Luigia Tessitore, “La messa bianca degli eretici”: liturgia e satira nella poesia di Walter Mehring
Alfredo Palomba, Per “amore dell’Uomo e in lode di Dio”: onanismo e religiosità sotto la lente dell’eroicomico nel giovane Dylan Thomas
Arianna Marelli, Modeste Proposte Metafisiche. Manganelli alle prese con la satira
Paola Di Gennaro, Exultemus et laetemur: riscritture angloamericane della storia di Cristo
Eleonora Federici, Feminist Laughters: Angela Carter’s Rewriting of the Sacred Texts in “The Passion of New Eve”
Alessandro Cinquegrani, Ironia o persuasione? La scelta di Emmanuel Carrère nel “Regno”
Chiara Ghidini, “L’ABC del funerale”: umorismo e satira sul rito funebre nel Giappone contemporaneo.
Proponenti: Paola Di Gennaro, Chiara Ghiaini e Florian Mussgnug.
Donne di spirito. Umorismo,
parodia, satira al femminile
chair Sergia Adamo, Mauro Pala
mercoledì h 15
Dagli anni ’70 dell’Ottocento, con il diffondersi dei periodici e delle riviste femminili, il riso, nelle sue forme più disparate, diventa una delle possibili variazioni su cui le intellettuali italiane accordano la loro produzione letteraria, con manifestazioni carsiche e spesso in ombra – che si propagano fino ai giorni nostri (si pensi a Franca Rame, Rossana Campo, Luciana Littizzetto) – e con incursioni in generi e codici fluidi e molteplici (fiction, saggistica, teatro). Intento del panel è, dunque, fare luce sul vistoso fenomeno della produzione umoristica, parodica e satirica italiana a firma femminile, per buona parte ancora “sommerso” (mancano edizioni critiche e commentate dei testi, così come mancano indagini puntuali di carattere storico-critico), in modo da restituire voce a quelle donne che, in letteratura, hanno scelto di servirsi del riso come dispositivo anticanonico mediante cui alterare e ribaltare il sistema dei valori tradizionali.
Mariella Muscariello, Anche le donne leggevano Sterne: le “Novelle gaje” di Neera
Mariangela Tartaglione, Il riso come antidoto al “pericolo roseo”: la narrativa della Marchesa Colombi
Beatrice Seligardi, Satira e umorismo fra parola e immagine in Lalla Romano e Sophie Calle.
Proponenti: Mariella Muscariello e Mariangela Tartaglione.
Gli esperimenti satirici
nell’Italia del dopoguerra
chair Daniele Balicco, Guido Mazzoni
giovedì h 9
Nel clima spesso asfittico della scena culturale italiana ufficiale del Novecento alcune riviste hanno rappresentato degli spazi aperti, laboratori di libera critica e sperimentazione per scrittori e artisti. Durante il fascismo era spettato soprattutto a riviste come “Bertoldo” o “Marc’Aurelio” il compito di mettere in risalto contraddizioni e meschinità della dittatura attraverso un immaginario satirico surreale e stralunato, distinto dalla tradizionale satira politica. Il panel si propone di esplorare strategie editoriali e modalità espressive delle riviste che continuano questa linea alternativa della satira nel dopoguerra: ci si concentrerà in particolare sul mondo creativo della rivista “Il Caffè” di Gian Battista Vicari, cui collaborarono intensamente figure decisive quali Maccari, Delfini, Wilcock e Celati. Degli ultimi due autori si esplorerà anche il forte impegno nella narrativa d’invenzione e nella saggistica militante.
AnnaLisa Vitolo, “Ristorarci dalla sordida ignoranza”: politica, immagini e il Maccari de “Il Caffè”
Anna Palumbo, “Una strana gioia buffonesca”: Antonio Delfini e “Il Caffè”
Eloisa Morra, Gianni Celati al “Caffè”. Storia di un esordio (1965-1978)
Nunzia Palmieri, Il “nonsense” come manuale di sopravvivenza
Katia Trifirò, L’abominevole favola del progresso. I mostri di Wilcock, tra comicità e orrore.
Proponenti: Eloisa Morra e Anna Palumbo.
Forme della parodia nel Medioevo
chair Flavia Gherardi, Niccolò Scaffai
venerdì h 9
“La parodia non è soltanto la versione caricaturale dello stile e dei contenuti di opere serie, ma rappresenta la relazione artistica che meglio consente l’esercizio dello spirito critico nei confronti delle strutture di potere o di un’ideologia dominante” (Massimo Bonafin). Ciò appare particolarmente veritiero per la letteratura medioevale, nell’ambito della quale la parodia è sempre espressione di un sistema socio-culturale alternativo. Dalla lirica trobadorica, che convive fin dalle origini col proprio controtesto osceno, al romanzo cortese, i cui valori aristocratici vengono rovesciati en minori nell’universo borghese dei fabliaux, all’epica, che si allontana subito dal prototipo alto della Chanson de Roland per fare spazio a registri diversi, spesso scopertamente anti-eroici, la parodia agisce su generi ben codificati, scardinandoli grazie all’apporto di suggestioni derivate dalla tradizione rustica, folclorica e carnevalesca, e arriva a fornire di essi, e della letteratura medioevale in generale, un’immagine più profonda e complessa. Ci si propone, quindi, di tracciare una fenomenologia della parodia nelle opere letterarie del Medioevo muovendosi su due direttrici: da un lato l’analisi della coesistenza o del conflitto di sistemi e livelli di cultura diversi nei generi analizzati, dall’altro l’elaborazione di un repertorio delle procedure formali e tematiche impiegate per la realizzazione del travestimento comico.
Alice Colantuoni, Testi e strumenti: letture del comico e del parodico nella tradizione delle chansons de geste
Paolo Di Luca, L’epica parodiata: dalla “Chanson de Roland” al “Voyage de Charlemagne”
Oriana Scarpati, Il romanzo francese e la lirica in lingua d’oc dei secoli XII e XIII. Prime tracce di parodia
Danilo Marino, Le forme della parodia nella letteratura araba medievale. L’hashish o l’ebbrezza ridicola.
Proponenti: Paolo Di Luca e Oriana Scarpati.
La progenie di Tristram Shandy.
Ascendenze e discendenze
sterniane nella prosa narrativa
chair Giuseppe Merlino, Ugo M. Olivieri
mercoledì h 15
Canone o morfologia: in questa dialettica vive il riferimento all’opera sterniana di scrittori e teorici della letteratura, quando si tratta di dar luogo a una forma di riflessione (o ad una pratica della scrittura) su un genere proteiforme come il romanzo, o di indagarne il grado di autoconsapevolezza. Significativa, da tale punto di vista, la doppia tradizione che, già in ambito di teoria linguistico-fenomenologica del romanzo, si può ritrovare in Bachtin (Rabelais, Cervantes, Sterne, Jean Paul, Dostoevskij) o in Sklovskij e Tynjanov (Cervantes, Sterne, Puškin). Una ulteriore tradizione viene evocata da Lukács in Teoria del romanzo, che collega significativamente in un rapporto di opposizione/complementarietà Sterne e Goethe, nell’esplorazione di una morfologia storica che è anche una modellizzazione dei realia attraverso le forme. Se questi sono gli ascendenti plurimi e polimorfi allineati dalla teoria, altrettanto ibridi saranno i discendenti nel moderno e nel postmoderno. Tra i seguaci del romanzo-saggio o del metaromanzo, tra i vari modelli otto e novecenteschi del romanzo-viaggio (Joyce compreso), non sarà difficile ritrovare una dispersa testimonianza di Sterne: basti pensare al modello del “romanzo della parola” – dal maestro Manzoni all’allievo Gadda – ed a quello della dispersione narrativa e della citazione parodistica seria: tra l’ultimo Calvino, ascrivibile a un postmoderno globalizzato (si veda in questo senso la citazione/parodia seria del Tristram Shandy in due opere postcoloniali come Midnight’s Children di Salman Rushdie, The Unusual Life of Tristan Smith di Peter Carey), e Kundera. Senza dimenticare la filiera dei lunatici e gli estremi approdi, spesso ludici, della letteratura postmoderna e non.
Maria Laudando, La tradizione/traduzione equivoca dell’umorismo shandyano
Alberta Fasano, Sternismo di Giovanni Rajberti
Paolo Pepe, Una trasparente oscurità. Echi sterniani nell’opera di Dante Gabriel Rossetti
Marco Castagna, Joyce e l’ironia di dire ‘io’. Crisi semiotica del Soggetto ed affermazione ermeneutica della Soggettività
Gennaro Schiano, “Banalità del quotidiano e romanzesco di maniera”. “El Novelista” di Ramón Gomez de la Serna
Pina Paone, Scomporre la folla: la caricatura letteraria da Balzac a Collodi
Paolo Bugliani, “A Poet who writes in Prose”: Laurence Sterne, Virginia Woolf e lo sbeffeggiamento di genere
Leonardo Battisti, La menzogna irriverente. Appunti sulla ricezione di Sterne nella narrativa umoristica del Ventennio fascista
Gaia Marrapodi, Comiche infrazioni all’ordine comune: gli “umoristi particolari” di “54”.
Proponente: Ugo M. Olivieri.
Il riso dianoetico
chair Flavia Gherardi, Niccolò Scaffai
venerdì h 9
Se già in Leopardi “la disperazione aveva sempre nella bocca un sorriso”, nella modernità europea è sempre più il riso, anziché il pianto, a esprimere il dolore. La risata “stridula” della Figliastra, nella riscrittura del 1925 dei Sei personaggi, scende dal palco e si diffonde nella platea, oltrepassando i limiti della finzione teatrale. In questa risata si avverte l’eco di quella del Melmoth di Maturin che Baudelaire definisce, in Dell’essenza del riso, “contraddizione vivente”, destinata a lacerare e bruciare “le labbra del riso umano”; e il suo suono è simile a quello della risata “dianoetica” di Beckett – scaturita da una “scorticazione dell’intelletto” – che ride “di tutto ciò che è infelice”. Cosa condivide questo ridere con l’estetica ottocentesca del grottesco, in specie con Hugo? Come dialoga con Freud? Come continua a confrontarsi con la metafisica e coi suoi paradigmi ormai disincantati? In che modo ha continuato a risuonare nella rappresentazione delle tragedie più immani della modernità? Infine: che ne è nell’ultimo ’900 e negli anni zero, quando potrebbe sembrare che tutto sia finito?
Rossella Armaiuoli, Flaubert come personaggio che fa ridere (1880-1971)
Virginia Di Martino, Chi ride ultimo? Incontri con Mefistofele tra Goethe e Thomas Mann
Silvia Acocella, Se tutto (st)ride: “Humor scisso” e “stridule risate” pirandelliane
Alessandro Scarsella, Comicità e riso nella critica del grottesco di Gori, Bontempelli e William Van O’Connor
Fiorenzo Iuliano, Nazione necrofila: echi faulkneriani in “Oh Dad, Poor Dad, Mamma’s Hung You in the Closet and I’m Feelin’ So Sad” di Arthur Kopit
Simone Cantino, La stand up comedy americana e il parresiasta
Giorgio Busi-Rizzi, Where is the love? Louis C.K. alla prova di DFW.
Proponente: Silvia Acocella.
Infinite Jest. Umorismi
e parodie sulla scena
chair Clotilde Bertoni, Daniela Brogi
venerdì h 9
“Bisogna sempre distinguere chiaramente tra l’oggetto della parodia (l’originale che viene parodiato) e il bersaglio o la vittima dell’autore (ciò che egli cerca di colpire attraverso la parodia): le due cose possono coincidere – ciò avviene effettivamente nella maggior parte dei testi parodici – ma non coincidono necessariamente”. Questa riflessione di Carlo Donà ci porta al cuore della questione che il panel si propone di indagare, ossia le diverse manifestazioni e declinazioni sulla scena contemporanea del genere della parodia: che qui si invita a ripensare sia come riscrittura comica e controcanto derisorio di un ipotesto sia, in un’accezione più ampia, come scrittura di secondo grado anche al di fuori del regime ludico (dominante ma non esclusivo della parodia), e ancora come drammaturgia in cui l’autore e il testo parodiati in scena non sono più diretto bersaglio, ma mero spunto da cui far scaturire trame inedite e talvolta di spiazzante attualità. Accogliendo qui la riflessione di Hutcheon, per la quale l’etimologia stessa del termine parodia (parà non solo come “contro” ma anche come “accanto”) consente di estenderne il regime e il campo teorico, si indagano forme di parodia teatrale che possono snodarsi anche lungo traiettorie diverse dal puro attacco ridicolizzante nei confronti del testo di partenza: dal tributo reverenziale al controcanto edificante alla denuncia anche drammatica, attraverso il testo e l’autore parodiati, di eventi e situazioni della contemporaneità. Integrano questo “sistema” parodico ulteriore campionature e riscritture sceniche dell’istanza tragica, con Testori Pasolini Bene, o alcune indagini sull’istanza parodica nei casi del melodramma e nel melodramma shakespeariano già parodiato nel Globe Theatre con molto “relax about the anachronisms”.
Anna Cesaro, Un guitto lombardo: l’“Ambleto” di Testori
Stefano Casi, Il derubato che sorride. La tragedia umoristica di Pasolini
Vera Cantoni, Relax about the anachronisms: “The Storm” di Oswald come autoparodia dello Shakespeare’s Globe Theatre
Elisabetta Fava, Parodiare il melodramma: tre casi esemplari
Annalisa Carbone, Tragedie satiriche: da “Ubu roi” di Jarry a “Roi Bombance” di Marinetti
Gerardo Salvati, “The goofy side of Virginia Woolf”: Freshwater e la dissacrazione degli ideali vittoriani
Dario Russo, La funzione della parodia nelle riscritture di Carmelo Bene
Dario Migliardi, “La serata a Colono” di Elsa Morante per la regia di Mario Martone: appunti per una parodia tragica
Angela Albanese, Hamlet Travestie. L’Amleto napoletano di Punta Corsara
Brigida Di Schiavi, Tra riso e pianto:il clown come antieroe moderno
Maddalena Giovannelli, E tutto a un tratto… Il Coro!.
Proponente: Angela Albanese.
Le chiavi di Bachtin
alla prova della modernità
chair Antonio Bibbò, Giovanni Maffei
venerdì h 9
Lo scoronamento degli eroi e degli dèi: e dei superuomini di massa; e delle femmine tutte e ciascheduna l’altrieri innalzate, per immagine o per parola, a Veneri e Madonne, ed oggi per tutti i media traslitterate, come fosse a finalmente libere identità, a deità ulteriori e inaudite e travalicanti e feroci: comunque insidiose al maschio. – Lo sbugiardamento dei miti antichi e moderni; e delle fole della Ragione che, vivendo i nonni, ammannì per grossi tomi e per mosse dello Spirito le Sorti progressive: oggi uguale ai nipoti, per la Televisione e per i suoi siparietti. Le irrisioni e le parodie della parola sublime e della parola autoritaria: e della tecnocratica e della post-qualcosa e della glob-qualcosa in cui si travestono oggidì le forze furbe della centralizzazione. E il Carnevale che sempiterno protesta con i suoi cicli e con le sue maschere d’idioti e di bricconi, con le glorie del basso-corporale, coi capovolgimenti e le profanazioni, con gli ori e gli orpelli trascinati a sberleffo nel fango di un postribolo, nelle corsie di un ipermercato di periferia. – E altri cozzi e scintille, per le moderne paideie nella “zona di contatto”: le umanistiche e le illuministiche, le laiche e le democratiche, le materialistiche e le empiristiche: comunque irriverenti, ereticali.
Stefania Sini, L’incompiuto divenire. Brevi cenni sulla storia e la teoria del carnevale nel pensiero di Michail Bachtin
Bianca Del Villano, Rule and Misrule: il tropo dell’inversione in “The Taming of the Shrew” – Giacomo Morbiato, Rovesciare il mondo rovesciato. Risvolti linguistico-stilistici del carnevale nel “Candelaio” di Giordano Bruno
Marco Viscardi, Sabotare la Storia. Racconti inversi del passato e dissociazione dei monumenti nel cuore del secolo borghese
Cheti Traini, La satira grottesca nelle tre povesti di Bulgakov: la tragica carnevalizzazione della Russia degli anni Venti
Emanuele Canzaniello, “Che mi dici, vergogna di tutti gli uomini e gli dèi?”. Il monologo al proprio membro dal Satyricon ad alcune variazioni moderne
Paolo Lago, Un grottesco carnevale sul mare: rivisitazioni novecentesche della “nave dei folli” (da Conrad a Fellini)
Marco Mongelli, Tra satira e (auto)ironia: l’Homo sovietiche in Dovlatov e Sorokin
Gabriella Assante, The Carnival of Trash Literature
Antonella Di Nobile, Il folle, l’androgino e l’ibrido: elementi grotteschi e carnevaleschi ne “L’Incal” di Jodorowsky e Moebius
Lorenzo Mari, Il re è nudo, ma è la regina (d’Inghilterra) che se la ride. Il carnevalesco bachtiniano come “teoria in viaggio”.
Proponenti: Giovanni Maffei e Marco Viscardi.
Parodia e satira nella poesia
italiana contemporanea
chair Daniele Balicco, Guido Mazzoni
giovedì h 9
L’indebolimento che, nel secondo Novecento, ha caratterizzato l’evoluzione del dispositivo testuale della modalità lirica e della sua tipica forma di soggettività non rende più semplice un’indagine sulle modalità di sopravvivenza, articolazione e manifestazione della poesia comica – dal momento che frantumi di comicità si diffondono spesso anche in compagini testuali che non rientrano nel macro-tipo comico; tuttavia è possibile verificare che, proprio a partire dagli anni ’50-’60, esperimenti di tipo comico (ludico, ironico) declinati secondo modi parodici o satirici hanno trovato una più stabile cittadinanza in poesia, dando vita a una sorta di controcampo letterario. Una definizione di poesia comica andrebbe condotta attraverso l’individuazione degli spazi discorsivi di articolazione del comico stesso nel territorio allargato, e privato della specificità dei generi, della poesia novecentesca: abbiamo in mente in particolare la parodia, la satira e il nonsense. Ma mentre l’ambito del nonsense ha conosciuto una frequentazione episodica, la satira e la parodia hanno goduto di una maggiore legittimazione, anche attraverso tentativi canonizzanti e addirittura forme – problematiche – di teorizzazione esplicita. In ogni caso, è notevole come questo controcampo, sebbene differenziato al suo interno, mostri una certa comunanza di effetti. Se la parodia si basa sulla rifunzionalizzazione di forme nate con finalità in origine ben differenti, e la satira articola un discorso aggressivo ammantandolo di figure ed espedienti stilistici che ne rendono accettabile la collocazione entro il macrogenere poetico, entrambe manifestano comunque un carattere minoritario – l’appartenenza a un altrove o – se si vuole – al verso di un recto (al Retro, per ricordare una formidabile performance di Corrado Costa). Analizzare queste forme di alterità rispetto al discorso lirico (o comunque ai codici dominanti nella poesia) può testimoniare come ciò che si situa in luoghi marginali o esteriori del campo letterario sia tuttavia in grado di ampliare lo spazio stesso della scrittura poetica e deviarne il corso principale. Anzi, l’esistenza stessa della poesia comica – e il suo disturbo nei confronti del codice dominante – contribuisce a mostrare con maggiore evidenza come il lirismo costituisca un dispositivo pragmatico di validazione testuale basato su un canone ristretto storicamente determinato, e come esso possa essere corroso dall’interno e attaccato dall’esterno – dal comico come da altre modalità, minori e minoritarie nell’ambito della tradizione poetica.
Paolo Zublena, Brevi cenni (teorici) sull’universo comico. La parodia e la satira
Antonio Loreto, Parodie del sonetto, dal 1960 a oggi
Gian Luca Picconi, La controverità delle madri: Appunti sulla ballata à la Villon tra satira e parodia
Francesco Giusti, L’ironia è in chi parla o nel mondo? Contraddizione e forme della soggettività nel Diario del ’71 e del ’72 di Montale
Gilda Policastro, Parodia in predica: didascalia, straniamento e afasia negli Epigrammi di Pagliarani
Emanuele Broccio, La furiosa satira della Pupara: sull’impegno civile e intellettuale della poesia di Insana
Massimo Scotti, L’uomo lupo, la donna falco, lo spirito di parodia nei versi immortali di Michele Mari.
Proponente: Paolo Zublena.
Ridere di scuola, ridere a scuola
chair Giulio Iacoli, Michele Stanco
giovedì h 9
Un tratto distintivo del racconto di scuola è la rappresentazione di personaggi e situazioni nelle diverse declinazioni del registro umoristico: la parodia, il riso, l’ironia, il grottesco. Da Il romanzo di un maestro (1890) di De Amicis a Tranquillo prof la richiamo io (2015) di Christian Raimo la storia stessa di questo genere letterario potrebbe essere tracciata seguendo il fil rouge del comico. La cifra stilistica dell’ironia e della deformazione segna indifferentemente i personaggi, i luoghi, la sfera del linguaggio, il piano dei significati e, poiché le forme del riso non sono soltanto contenitori stilistici, diventa cruciale chiedersi per quali motivi nella letteratura italiana la scuola sia stata e sia ancora così spesso oggetto di stilizzazione grottesca e surreale. Al di fuori di questa esasperazione ridicolizzante del mondo della scuola, la parodia apre su altre possibilità di lavoro, su altre letture e pratiche didattiche che, più che sulla natura comica, preferiscono mettere l’accento sulla funzione critica e sulla volontà di cambiamento che la scrittura parodica innesca rispetto al modello.
Luisa Mirone, La riscrittura parodica a scuola –
Cinzia Ruozzi, La linea del comico nel racconto di scuola
Claudia Correggi, La Belle Époque per le scuole
Cristina Nesi, Giuseppe Pontiggia e la parodia: una proposta di lettura delle “Vite di uomini non illustri”
Marina Polacco, “La classe ride”. Forme del comico nella narrativa scolastica contemporanea.
Proponente: Cinzia Ruozzi.
Riso d’Asia
chair Sergia Adamo, Mauro Pala
mercoledì h 15
Nel 1984 Eco ammoniva circa la difficoltà di “inquadrare” la commedia e l’ironia prodotte fuori dai contesti di cui si possano ricostituire le cornici intertestuali di riferimento: “We are absolutely impermeable to non-western comedy, while we are able to understand eastern tragedies (we understand that there is something tragic or dramatic in the story of Rashomon, but we do not really understand the reason behind why or when Japanese or Chinese laugh unless we are endowed with some ethnographic information)”. Nell’odierno scenario globale, le culture e letterature dell’Asia sono probabilmente meno distanti (e distinte) da quelle euro-americane, ma il “secondo grado” implicato da queste forme di scrittura resta problematico per la circolazione di tale genere di testi nella repubblica mondiale della letteratura. Le prospettive di ricerca che sottendono al panel si concentrano attorno ad un asse tematico che apre la dimensione letteraria asiatica al dibattito critico internazionale: ci proponiamo infatti, attraverso un corpus di testi esemplari, di riconsiderare la specificità dell’esperienza della riscrittura parodica, satirica o ironica nelle letterature contemporanee dell’Asia, cercando al contempo di mostrarne il peculiare sviluppo nei diversi contesti di provenienza. È in questo senso, inoltre, che intendiamo considerare l’uso strategico della parodia da parte di scrittori asiatici (e non)che scelgono di servirsi ironicamente dei più diffusi stereotipi “orientalisti” per decostruire – attraverso la loro riscrittura – i concetti di identità culturale o nazionale.
Serena Fusco, Traduzione culturale, parodia e metasatira in Griever: “An American Monkey King in China” di Gerald Vizenor e “Tripmaster Monkey: His Fake Book” di Maxine Hong Kingston
Enza Damiano, L’anekdot: satira e humour nella Russia sovietica
Francesco Eugenio Barbieri, Il divertente sta nel mezzo: l’umorismo come strategia narrativa transculturale nelle opere di Tawada Yoko
Giulia Rampolla, La parodia come strumento di sovversione culturale e affermazione sociale: su alcune opere narrative cinesi
Caterina Mazza, Il Giappone non esiste: riscritture parodiche dell’immaginario orientalista.
Proponenti: Francesco Eugenio Barbieri, Caterina Mazza, Giulia Rampolla.
Rivoluzioni ed esplosioni dei
generi. Il boom della satira nel
Vicino Oriente
chair Donatella Izzo, Donata Meneghelli
venerdì h 9
Le trasformazioni che hanno coinvolto il mondo arabo a partire dal 2010 hanno toccato ogni aspetto della vita e della produzione culturale. La violenza che irrompe nel quotidiano, la riscoperta della politica e la sua instabilità, assieme all’ipertrofia della pervasività mediatica hanno posto le espressioni artistiche davanti ad una improvvisa obsolescenza dei generi tradizionali; a una fatica del dire in uno scenario necropolitico. L’ironia, da sempre arma di resistenza, non più ostacolata dalle consuete forme della censura, affronta una nuova fase caratterizzata da nuove, forse più insidiose sfide e da sempre più inconsistenti confini fra generi e media.
Daniela Potenza, Andeel: disegnare la satira nell’Egitto di oggi
Monica Ruocco, Il teatro dei Malas Twins (al-Akhawayn Malas) e la dissacrazione di una dittatura
Fatima Sai, Ipercreatività e transmedialità. Satira e umorismo nella guerra civile siriana.
Proponenti: Monica Ruocco e Fatima Sai.
Tra satira e caricatura: pratiche
sociali, componenti di genere
chair Giulio Iacoli, Michele Stanco
giovedì h 9
Il sale della satira è la caricatura, la sua deformità e difformità, di caratteri del soma quanto dell’animo, antropomorfi non meno che bestiali. La caricatura è anzi un bestiario polivalente, composto di ingredienti distinguibili e saturati insieme, ben amalgamati. Dal comico all’eroicomico, al Carnevale stregato del barocco che porta in ostensione le sue divinità del deforme e del minore, come il Priapo itifallico di Salvator Rosa. Oppure la caricatura esibisce i suoi campionari sociali con la serietà umoristico tassonomica del Balzac saggista e giornalista; o ancora osa nelle riviste d’inizio Novecento la rappresentazione dell’inversione sessuale. D’altra parte l’incerta cognizione di Priapo permane ancora in Gadda e nei modi della sua satira, nel suo connubio di biografia e finzione, fino all’iperbole della deformazione tragica e spiritosa di volti, caratteri e profili.
Luca Ferraro, “Il sale della satira è il condimento della commedia”. Elementi satirici nel poema eroicomico europeo
Daniela De Liso, “Abbia il vero, o Priapo, il luogo suo: /se gli asini a te sol son dedicati /bisogna dir ch’il mondo d’oggi è tuo”. Le satire di Salvator Rosa e il carnevale del mondo
Marilisa Moccia, Balzac peint les français: satira sociale e costruzione degli idealtipi ne “Les français peints par eux-mêmes”
Giulia Scuro, Sull’inversione sessuale: le logiche del riso in alcune riviste francesi del primo ’900
Paolo Gervasi, La cognizione di Priapo. Procedimenti caricaturali in “Eros e Priapo” Gadda
Vincenzo Caputo, “Non si sente mai dire: Cornelio Zio”: le “Vite degli uomini illustri” di Campanile tra biografia e aneddotica.
Una risata vi seppellirà.
Umorismi postumi e postremi
chair Donatella Izzo, Donata Meneghelli
venerdì h 9
La vasta posterità critica del postmoderno induce un sospetto: che in esso, al suo fondo, altro non vi sia che un residuato umoristico, una condensa parodica. Se la distopia e l’ucronia si ambientano dell’acquisizione seria d’una nuova “credibilità” o verosimiglianza del falso, non è forse nel riso entropico che esse tradiscono la loro vera lezione? E non è forse la stessa natura metaletteraria di tutti i nostri sforzi più recenti ad essere una forma di umorismo postumo? Quasi il gioco stesso “old postmodern” del riso e della parodia decantassero gli ultimi lasciti dell’autentica maniera mitologica e metaletteraria avviata esclusivamente dal modernismo, o primo modernismo. In quest’ottica anche la nuova pornografia su web, inserita nel formato della serialità (post-televisiva), è una pornografia senza più mito, ovvero senza più sesso.
Francesco Sielo, Le apocalissi ilarotragiche di Morselli e Shiel
Lucia Claudia Fiorella, Umorismo e distopia: il riso entropico in Saramago e Ballard
Simona Micali, “Era un afoso lunedì pomeriggio”: parodie metaletterarie della detective story nel romanzo postmoderno
Giulia Imbriaco, Mosca mostruosa. La figura del dinosauro nella produzione postmoderna moscovita
Carlo Tirinanzi de Medici, Old postmodern insurgents. Ironia, riso, postmodernismo
Attilio Scuderi, Un Don Giovanni parodico, postmoderno e globale: “Disgrace” di J. M. Coetzee
Vincenzo Salerno, “Commedie” di Dante: riscritture parodiche nella letteratura illustrata contemporanea
Francesco Chianese, Il riso amaro di Walter Siti: parodia del romanziere colto e dello scrittore impegnato
Mirko Lino, Le parodie dell’osceno: la pornografia senza sesso nella webserialità.