Locandina
Programma
Programma sessioni parallele
Sito del convegno
Marie Laure Ryan | The world approach to fiction and its rival theories (video)
Andrea Tagliapietra | Fingersi è conoscersi (video)
Tema
Il nesso vero/falso-verità/menzogna struttura da millenni la nostra esperienza culturale, tanto per i criteri e le procedure di argomentazione logico-morale quanto per le forme e i fenomeni di consenso e dissenso collettivi. Al tempo stesso, nell’esperienza narrativo-finzionale – qualunque sia il medium comunicativo che la veicola – i due poli di “testimonianza” del reale e “fabulazione” del possibile si intrecciano costantemente. Nessuna narrazione è pura realtà referenziale o semplice menzogna narrativa, ma sempre una mescolanza, unica e irripetibile, di queste due dimensioni del dicibile.
Narrare è per definizione muovere i confini del mondo, operare menzogne epistemiche, simulazioni di realtà, mistificazioni conoscitive in cerca, paradossalmente, di una verità possibile: “La verità raramente è pura, e non è mai semplice” ricorda Oscar Wilde (La decadenza della menzogna, 1889); e rincara la dose il Nabokov delle Lezioni di letteratura: “La letteratura non è nata il giorno in cui un ragazzo, gridando al lupo al lupo, uscì di corsa dalla valle di Neanderthal con un gran lupo grigio alle calcagna: è nata il giorno in cui un ragazzo arrivò gridando al lupo al lupo, e non c’erano lupi dietro di lui”.
Affrontare oggi il limite che divide e unisce la realtà e la finzione, il vero e il falso, la verità e la menzogna, significa ripercorrere la dialettica storica che nelle arti e nelle culture vede alleate e nemiche nei processi di conoscenza del mondo le forme della alètheia (come etimologico “disvelamento” del nascosto) e quelle della menzogna-pseùdos (quale arte della mistificazione e dell’inganno culturalmente codificata). Il convegno di Compalit 2018 si propone di attraversare questo campo complesso e affascinante operando una “mappatura” delle relazioni storiche tra verità e menzogna, forte della duttilità propria della comparatistica letteraria nel collegare saperi e forme artistiche, discipline e fenomeni della comunicazione, tra conoscenza del presente e intelligenza del passato, opportuna erudizione filologica e strategica empatia conoscitiva.
Linee di ricerca
Si propongono le seguenti linee di ricerca, alle quali i relatori sono tenuti a conformarsi. Non saranno infatti accettate proposte che non abbiano un’evidente pertinenza rispetto al tema del convegno e a tali linee-guida. Altrettanto cogente ai fini della selezione sarà l’impianto autenticamente teorico-comparatistico del progetto, attestato dall’abstract e anche dal profilo bio-bibliografico del proponente.
N.B.: Le proposte di intervento vanno inviate solo ai coordinatori dell’ambito a cui si intende partecipare.
1) Mondi possibili/mondi di invenzione/immaginari
Coordinatori: Federico Bertoni (federico.bertoni@unibo.it), Stefano Ercolino (stefano.ercolino@virgilio.it), Rosalba Galvagno (galvagno@unict.it).
La nozione aristotelica di eikòs (verosimile), posta al cuore della Poetica, contiene in nuce la condanna della specie umana come specie narrante e la dichiarazione della sua virtualità quale creatrice di mondi possibili. Ma è solo a partire dal Settecento che si sviluppa una teoria nuova, di ascendenza leibniziana, sui mondi possibili della logica e della letteratura, per certi versi alternativa rispetto al paradigma egemone della mimesis/imitazione (Th. Pavel, Fictional Worlds, 1986; L. Doležel, Heterocosmica, 1998). La nozione di mondi di invenzione, sviluppata dalla logica formale e dalla filosofia analitica per articolare il nesso fra il mondo attuale e gli infiniti mondi possibili, intreccia così la sfera dell’imaginaire sartriano – dimensione sospesa tra logica argomentativa e sfera dell’indimostrabile che è il luogo della nostra tormentata libertà – e lacaniano – il quale articola il complesso rapporto tra realtà e finzione introducendo lo “schema del velo” e la funzione capitale dell’illusione (R. Galvagno, La litania del potere e altre illusioni, 2017).
La nostra disponibilità ad accettare “mondi alternativi” è dunque un Leitmotiv culturale oggetto di riflessione da parte della psicoanalisi (come attestato dalla freudiana Verneinung-negazione, 1925, coacervo inscindibile di verità e menzogna) e di rappresentazione nella modernità artistica e letteraria: si pensi agli esperimenti wellesiani della celebre trasposizione radiofonica (1938) della Guerra dei mondi o dell’ eccezionale testamento di cineasta e artista sul rapporto tra verità e finzione che è F for Fake (1973). A partire dalla categoria storico-culturale dominante di realismo (F. Bertoni, Realismo e letteratura, 2007), la polarità verità/menzogna interroga anche i generi e le forme delle narrazioni, siano essi letterari, filmici, teatrali, performativi… (S. Albertazzi, Bugie sincere. Narratori e narrazioni 1970-1990). Ne derivano alcuni dibattiti tra i più rilevanti della critica dell’ultimo secolo: da quello sugli effetti di realtà e straniamento nelle arti, al rapporto tra realismo e dimensione del “magico”; dal ruolo della cultura e della tecnica giornalistica della notizia nella costruzione moderna e contemporanea di narrazioni del mondo, alle forme di romanzo storico ottocentesco (in cui elevatissima è la funzione euristica della menzogna e della riflessione sul nesso verità/bugia) e neostorico degli ultimi decenni (quest’ultime attente a mettere in discussione realtà e menzogna della memoria individuale e collettiva; si vedano P. Ricoeur, La mémoire, l’histoire, l’oubli, 2000; C. Bertoni, Letteratura e giornalismo, 2009; G. Benvenuti, Il romanzo neostorico, 2012; R. Donnarumma, Ipermodernità, 2014).
2) Figure della menzogna/figure della parresìa
Coordinatori: Giulio Iacoli (giulio.iacoli@unipr.ir), Massimo Schilirò (schilirm@unict.it), Attilio Scuderi (atscu@tin.it).
Nel suo Discorso e verità nella Grecia antica (1983) Michel Foucault indaga la sfera – fondamentale nella cultura dell’Atene democratica – della parresìa (parlar franco, free speech), ovvero di quella “attività verbale in cui un parlante esprime la propria relazione personale con la verità e rischia la propria vita perché riconosce che dire la verità è un dovere per aiutare altre persone (e se stesso) a vivere meglio”. D’altronde nella stessa cultura greca, a partire dalla menzione originaria di hypokrites, la figura dell’attore ha incarnato il principio stesso della dissimulazione come arte ed esercizio di “traslazione”, condensando la postura rimbaudiana del Je est un autre. La verità intesa come figura della parresìa e della socratica – o antigonica – resistenza, si confronta da sempre, dunque, con le figure, non meno pervasive, della menzogna come strategia antagonista e conoscitiva (A. Tagliapietra, Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale, 2001): dalla menzogna di Odisseo (M. Lavagetto, La cicatrice di Montaigne, 2002) alle pratiche della simulazione/dissimulazione che hanno strutturato il soggetto occidentale nella modernità (si pensi, tra tutti, e per restare all’ambito narrativo, al Sarrasine balzachiano); dai meccanismi modernisti di elusione delle rigide griglie identitarie ai fenomeni di costruzione di soggettività liquide, aperte e proteiformi della postmodernità (R. Bodei, Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze, 2003; Immaginare altre vite, 2013; A. Scuderi, Il paradosso di Proteo. Storia di una rappresentazione culturale da Omero al postumano, 2012).
3) L’impero del falso? Reale e virtuale, serialità e mistificazioni nelle culture massmediatiche
Coordinatori: Clotilde Bertoni (clotber@tin.it), Stefania Rimini (srimini@hotmail.it), Maria Rizzarelli (mrizzarelli@gmail.com).
Nel suo L’impero del falso (2003), Françoise Jost – studiando i fenomeni di mescidazione tra realtà e menzogna nella cultura massmediatica e visuale – suggerisce di non vedere la realtà e la finzione come mondi incompatibili ma piuttosto come dimensioni affini. Propone così una distinzione – che è solo in apparenza nuova, ma che in realtà ha radici ben più antiche – tra “finzione” e “finta”. Se la finzione crea volutamente un mondo parallelo al nostro, cui si chiede non di essere verosimile ma di avere una coerenza interna (si pensi agli universi inesistenti eppure assolutamente logici della tradizione della Science-Fiction), la finta “si spaccia per la realtà”: “il concetto di finta indica che qualcosa è inautentico, imitato (…) mentre quello di finzione designa il modo di essere di ciò che non è reale: dell’illusione, dell’apparenza, del sogno…”. Il mondo delle fake-news – quelle che un tempo si chiamavano canard o “serpenti di mare” – oggi spesso evocato quale causa di tutti i mali, non va forse piuttosto letto quale sintomo di fenomeni di ben più ampia durata e portata, che affondano le loro radici nelle trasformazioni della modernità e che l’esplosione di strumenti tecno-comunicativi si limita a enfatizzare ed estremizzare? Viviamo davvero nell’impero del falso? Quando e come siamo ancora capaci di distinguere, nelle forme mediate di comunicazione, tra “finzione” e “finta”? E quale ruolo ha il sapere critico in questo necessario processo di decifrazione delle linee di confine/contatto tra verità e menzogne tardomoderne, in un contesto in cui sempre più le logiche perverse del format del Reality Show – esemplare in tal senso il Reality di Garrone (2012) – mettono in questione proprio l’indecidibilità tra finzione e finta nella quotidianità annegata dai media?
4) Verità e menzogna: strategie retoriche, tecniche argomentative, artifici narrativi
Coordinatori: Silvia Albertazzi (silvia.albertazzi@unibo.it), Mauro Pala (pala@unica.it).
“Dal punto di vista argomentativo siamo in presenza di un fatto soltanto se possiamo postulare per esso un accordo universale, non controverso. Ma non esiste enunciato che possa godere, in forma definitiva, di tale condizione”. Così argomentano Perelman e Olbrechts-Tyteca nel Trattato dell’argomentazione (1958). Le strategie retoriche del discorso generano un costante dibattito sulla nozione di “verità effettuale”, elaborano meccanismi di menzogna strategica e bugia conoscitiva: scaturisce da qui una vasta gamma di artifici retorici, narrativi e argomentativi che mettono “in situazione” il nesso verità/menzogna: il narratore inattendibile attraversa testi narrativi, filmici e teatrali; l’ironia, come “vera menzogna” o “contraddizione consentita”, permette di mettere in cortocircuito vero e falso, reale e possibile (M. Mizzau, L’ironia, 1984; Storie come vere, 1998); le “argomentazioni quasi logiche” travestono da dimostrazioni logico-formali schemi pregiudiziali e ipotesi fantastiche sul mondo; i procedimenti di “registrazione della realtà”, in letteratura come nelle altre arti – con specifiche implicazioni nella fotografia – si muovono sulla linea ambigua tra corteggiamento del referente e costruzione di un simulacro del reale (R. Ceserani, L’occhio della Medusa. Fotografia e letteratura, 2011). In tale quadro appare interessante il dibattito sorto in seno ai Film Studies, agglomeratosi da un lato intorno alla nozione di “cinema del reale” e dall’altro attorno a quella di mockumentary (quale genere votato per statuto all’ibridazione fra istanze di verità e processi di falsificazione).
Adesione al convegno: modalità operative
1) Proposta comunicazioni per le sessioni parallele
Per partecipare al convegno è necessario inviare, entro il 15 giugno 2018, una proposta di intervento solo ai coordinatori di sezione (vedi sopra). La proposta deve contenere le seguenti informazioni: a) Titolo dell’intervento; b) Abstract di lunghezza compresa tra le 1000 e le 2000 battute (spazi inclusi); c) Breve profilo biobibliografico (max10 righe); d) Indicazione dell’ambito a cui si desidera aderire; e) Iscrizione del relatore all’Associazione (già socio dagli anni passati oppure nuova richiesta: vedi punto 2). Il Comitato scientifico vaglierà l’effettiva pertinenza delle proposte rispetto all’argomento e all’articolazione del convegno.
Le proposte dovranno riguardare da vicino le quattro linee di ricerca sopra elencate, sviluppando riflessioni di carattere teorico e/o analisi testuali, possibilmente in chiave comparata. Le comunicazioni potranno muoversi in prospettiva interdisciplinare, interdiscorsiva o intermediale, e su uno scacchiere geografico esteso alle culture extraeuropee e postcoloniali. Per agevolare la partecipazione e lo scambio di idee, sono ammesse comunicazioni anche in inglese o in francese.
La durata delle comunicazioni sarà tassativamente contenuta entro i 15 minuti. È peraltro indispensabile che ogni relatore garantisca la sua presenza almeno fino al termine della sessione, per poter partecipare alla discussione. Il mancato rispetto di tali condizioni comporta l’esclusione d’ufficio dell’intervento ai fini della successiva pubblicazione degli atti.
2) Iscrizione all’Associazione
La possibilità di tenere una comunicazione nella sede del convegno è subordinata all’iscrizione all’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia Comparata della Letteratura. All’atto della proposta, il relatore dovrà precisare se l’iscrizione all’Associazione è stata compiuta negli anni passati (e dunque si procederà al rinnovo per l’anno in corso) o se invece avverrà per la prima volta in occasione di questo convegno. In tal caso, andrà contestualmente compilata una motivata richiesta di iscrizione che contenga una sintetica descrizione della propria attività di ricerca, indirizzata al Presidente dell’Associazione (federico.bertoni@unibo.it).
Il contributo per le nuove adesioni e per i rinnovi è fissato in 50 euro per gli strutturati (ricercatori, professori associati e ordinari in Italia e/o assimilabili all’estero), e in 25 euro per tutti gli altri (dottorandi, borsisti, assegnisti in Italia e/o assimilabili all’estero). Il contributo dovrà essere versato con congruo anticipo rispetto alla data del convegno, in modo da poter avere traccia delle operazioni, tramite bonifico bancario (i dati bancari sono reperibili qui: http://www.compalit.it/ iscrizione/).
3) Definizione del programma e pubblicazione degli atti
La pubblicazione del programma definitivo del convegno è prevista per il mese di settembre 2018.
I paper approvati e presentati al convegno saranno successivamente selezionati secondo il meccanismo della peer-review per essere pubblicati, in un numero indicativo che non potrà superare i 40-50, sulla rivista «Between» (http://ojs.unica.it/index.php/between/index), organo dell’Associazione. Se ne richiederà pertanto l’invio in tempo utile perché i curatori, congiuntamente al Comitato direttivo e alla redazione della rivista, possano allestire con cura le operazioni di lettura e valutazione, presumibilmente intorno alla metà di febbraio 2019 (nella sede del convegno verrà comunicata con precisione la data ultima per la consegna dei saggi).
Comitato scientifico
Silvia Albertazzi, Clotilde Bertoni, Federico Bertoni, Stefano Ercolino, Rosalba Galvagno, Giulio Iacoli, Guido Mazzoni, Mauro Pala, Stefania Rimini, Maria Rizzarelli, Massimo Schilirò, Attilio Scuderi.