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Poteri della lettura. Pratiche, immagini, supporti

Poteri della lettura

Pratiche, immagini, supporti

Convegno annuale dell’Associazione di Teoria e Storia Comparata della Letteratura

Padova, 14-16 dicembre 2023

Programma

Abstract sessioni plenarie e parallele

Informazioni logistiche

I luoghi del convegno

 

Il tema

Nel rievocare, in Sur la lecture (Sulla lettura, 1905), le giornate d’infanzia trascorse sui libri, sempre troppo presto interrotte, Proust contesta la tradizionale analogia tra leggere e conversare. La lettura, a suo parere, isola in un raccoglimento che permette di divagare a piacere tra i pensieri suscitati dal libro: una “meravigliosa solitudine” che segue il ritmo nascosto della vita interiore, trasformando quelle che per chi scrive erano le “conclusioni” del testo in “incitamenti” o “desideri” per chi legge.

Se per lettura si intende ciò che succede quando leggiamo, delinearne la storia significa prendere in esame forme di comprensione, uso e appropriazione dei testi che sono profondamente mutate nel tempo. A voce alta o silenziosa, da un manoscritto o davanti a uno schermo, leggere è stata una pratica sociale a volte imposta, altre proibita. Non di rado la lettura è stata impiegata come metafora per la comprensione del reale: la leggibilità del mondo, il libro della natura, le pagine della storia. Letture letterali e allegoriche, filologiche e critiche, vicine e distanti, si sono di volta in volta contese il primato dell’interpretazione, non solo in ambito letterario, ma anche in altri campi disciplinari basati sull’interrogazione di fonti testuali, come la ricerca storiografica.

Sono state proposte concettualizzazioni diverse della lettura, dal determinismo testuale di autori come Eco (il testo è una macchina pigra, certo, e ha bisogno di qualcuno che l’aiuti a funzionare, ma contiene nondimeno le istruzioni per la sua decodifica), alla libertà soggettiva senza vincoli teorizzata da Stanley Fish. Al di là delle posizioni più radicali, tuttavia, e delle mediazioni possibili – o impossibili – tra tali opposte polarità, a partire da un certo momento (all’incirca tra gli anni Settanta e Ottanta del Novecento), la teoria letteraria ha riconosciuto non solo che il testo è intessuto di spazi bianchi, di “punti di indeterminazione” che spetta al lettore saturare, ma che la lettura è una forma di costruzione del senso o addirittura di co-produzione, portando a un ripensamento di qualunque idea di autonomia o di autosufficienza testuale e a concezioni focalizzate sulla risposta estetica. Sorgeva quella che è stata definita “l’età della lettura” o l’era del lettore (Barthes).

Dopo essere state per anni al centro del dibattito critico, le questioni legate alla ricezione dei testi sembravano finite in un cono d’ombra. Ma in tempi recenti, le “cattive letture”, le “non-letture” o le “de-letture” proposte da studiosi quali Peter Szendy, Pierre Bayard o Maxime Decout, hanno restituito a quelle questioni una rinnovata attualità. Sul piano della prassi, d’altro canto, mai come oggi siamo entrati in una (nuova) era del lettore: trigger warning, sensitivity reader che, all’interno delle case editrici, si occupano di epurare il testo da eventuali espressioni, stereotipi o rappresentazioni ritenute potenzialmente offensive per la sensibilità di determinati gruppi o comunità, fino ai fan che riscrivono i testi per trasformarli in ciò che vorrebbero leggere. Sempre più spesso, inoltre, ci si trova davanti a forme intermediali, che richiedono di riflettere sui supporti materiali della lettura e, più in generale, sulla comparabilità tra leggere ed esperienze estetiche differenti, espressione di linguaggi artistici visuali, musicali o performativi.

L’esplorazione di questo spazio eterogeneo propone oggi sfide che ci sembrano indispensabili per delineare non solo un’estetica, ma anche un’etica e una politica della lettura. In un’epoca in cui si pubblicano sempre più libri e varie forme di testualità, materiali o digitali, attraversano la vita di ogni giorno, le statistiche mostrano, al contrario, un rapido declino della lettura (metà degli italiani legge meno di un libro all’anno, secondo dati ISTAT). In quali forme avviene oggi il dialogo ermeneutico tra il libro e i suoi lettori? Che reazioni emotive e cognitive vi si producono e cosa hanno ancora oggi da insegnarci una “psicologia” ed una “fenomenologia” della lettura?  Come ripensare il ruolo del lettore in quanto funzione del testo? Quali attori animano la comunità interpretativa? Che significato ha la lettura nell’attività di scrittori, critici, traduttori? Quali sono le forme della mediazione editoriale e come sono influenzate da dinamiche commerciali? Quali sono oggi gli spazi e i setting della lettura, ed a quali dinamiche sociali rispondono? Quali analogie legano l’atto della lettura alla fruizione di altri linguaggi artistici? Come interpretare le forme dell’intertestualità (e della rimediazione)? Crediamo, in questo contesto, che sia particolarmente importante riflettere sulle funzioni della critica, quale spazio di confronto della comunità ermeneutica, e sulla pratica didattica, a scuola e in università, in quanto occasione di educazione alla lettura e dunque – è questo il campo non solo di Compalit Scuola – la questione della lettura dal punto di vista della sua incidenza sull’insegnamento e delle forme e strategie praticabili e reattive rispetto all’attuale crisi della didattica della letteratura.

Il Convegno Compalit 2023 mira a esplorare le questioni che riguardano la lettura prima di tutto sul piano storico, riflettendo sulla cultura del libro e sulle trasformazioni (sociali, antropologiche, estetiche) che ne hanno segnato il percorso diacronico. Una seconda linea di ricerca assumerà una prospettiva teorica, prendendo in esame l’ambito della “filosofia della lettura” e le forme del dialogo ermeneutico tra il testo e i lettori, con riferimento alle sue valenze cognitive e alle prospettive aperte dalle neuroscienze e dal rapporto con altri ambiti umanistici (filosofia, sociologia, psicologia). Particolare rilievo sarà dato alle convergenze tra la letteratura e le altre arti, in modo da riflettere sull’atto della lettura anche in termini di intermedialità. Saranno inoltre esplorati gli aspetti che riguardano la materialità del libro e i suoi supporti mediali, dall’oggetto-libro fino al digitale.

 

 

Le linee di ricerca

Le sessioni parallele del convegno sono articolate lungo cinque linee di ricerca, di cui una è stata concepita in collaborazione con Compalit Scuola. Per chi volesse inoltrare un intervento, è necessario conformarsi alle linee-guida. Non saranno infatti accettate proposte che non abbiano un’evidente pertinenza rispetto al tema del convegno e a tali indicazioni. Altrettanto cogente ai fini della selezione sarà l’impianto autenticamente teorico-comparatistico del progetto, attestato dall’abstract e anche dal profilo bio-bibliografico del/la proponente. Le proposte potranno partire anche da casi specifici, ma che dovranno essere dotati di valore generale, richiamando un quadro teorico-metodologico chiaro e originale.

N.B.: Le proposte di intervento vanno inviate solo ai/alle coordinatori/coordinatrici dell’ambito a cui si intende partecipare.

 

1. Storia e pratiche della lettura

Coordinato da: Daniele Giglioli (daniele.giglioli@unitn.it), Niccolò Scaffai (niccolo.scaffai@unisi.it), Attilio Scuderi (atscu@tin.it)

Dal Fedro di Platone al Don Chisciotte di Cervantes, a Fuoco pallido di Nabokov la lettura è insieme mezzo e essa stessa oggetto delle forme di comunicazione letteraria. Nessuna lettura può prescindere dalle tecniche che nel tempo ne hanno permesso o favorito l’esercizio, e dalle relative istituzioni in cui le pratiche della lettura si sono sviluppate. Il panel intende mettere in luce quali sono gli spazi che si creano, per la collettività e i singoli, in sintonia ma anche in rapporto dialettico con tali tecniche e istituzioni. Verranno indagate le forme di rappresentazione della lettura e i mutamenti delle pratiche di lettura, ma anche la lettura e il lettore come attori del sistema testuale.

Il panel accoglierà contributi dedicati:

  • riflessioni sulla storia della lettura;
  • messe in scena dell’atto della lettura;
  • l’immaginario sociale della lettura (dal dotto allo strambo, passando per la figura del colto);
  • lettura e condizione/esperienza di genere;
  • lettura e condizione di classe;
  • lettura come conferma, lettura come scoperta;
  • trasformazioni degli effetti che la lettura produce su coloro che la compiono (identificazione, indottrinamento, problematizzazione, ecc.);
  • pratiche che fanno seguito all’atto della lettura (conversazione, commento, canonizzazione, parodia, valutazione critica e storicizzazione);
  • costituzione di ‘nicchie’ di readership ed ecosistemi della lettura (ovvero la lettura come strumento di creazione o dissoluzione di gruppi sociali e intellettuali);
  • letture istituzionali, che si devono fare, dai testi sacri alla scuola;
  • le letture che si fanno per scelta;
  • le letture che non si dovrebbero o potrebbero fare perché sottoposte a pratiche di censura.

 

2. Lettura come dialogo ermeneutico

Coordinato da: Stefano Ercolino (stefano.ercolino@unive.it), Massimo Fusillo (massimo.fusillo@gmail.com), Luigi Marfè (luigi.marfe@unipd.it)

La tradizione ermeneutica considera l’atto della lettura come un intendere produttivo, per cui la ricezione è anche azione: un “ri-dire che riattiva il dire del testo”, in termini ricoeuriani. Come l’esecuzione di una partitura, leggere equivale allora a realizzare l’opera, concorrendo alla sua stessa esistenza nell’esperienza estetica. In questa dialettica di domanda e risposta, la libertà dell’interprete è stata pensata entro un vasto raggio di possibilità, dalla semplice proiezione di strategie autoriali fino a un soggettivismo estremo. Un contributo essenziale nell’ampliare ciò che sappiamo sui processi immaginativi suscitati dalla lettura viene oggi dalle scienze cognitive. D’altra parte, se leggere implica un tentativo di varcare la distanza che separa dall’opera e scoprirne il significato potenziale, le teorie della lettura non possono esimersi dall’esplorare varie forme di intertestualità, riscrittura e attualizzazione della tradizione. In questo contesto, le dinamiche dell’appropriazione culturale vanno aprendo questioni sempre più complesse nell’ambito della comunità ermeneutica. Si può notare inoltre l’emergere di modi nuovi di intendere l’esperienza estetica, che attribuiscono ai lettori un ruolo attivo e creativo, nella prospettiva di una cultura partecipativa.

Nell’ambito di questo contesto composito e in divenire, l’atto della lettura continua a rivestire una funzione cruciale, in termini estetici ed epistemologici, per interpretare le forme di produzione e ricezione della letteratura, anche nelle sue intersezioni e ibridazioni con altri linguaggi artistici.

Il panel intende indagare le declinazioni dell’atto della lettura come dialogo ermeneutico, prestando attenzione alle dinamiche, individuali e sociali, della ricezione dei testi e alle loro implicazioni cognitive. Per inquadrare l’insieme di stimoli e prospettive di questo dibattito, si sollecita l’invio di proposte che affrontino, tra gli altri, i seguenti aspetti:

  • teorie e problemi della risposta estetica, dalla tradizione dell’ermeneutica letteraria fino alle recenti riflessioni intorno a forme creative di “non lettura” o “cattiva lettura”;
  • l’esperienza della lettura nella prospettiva delle scienze cognitive, con riferimento ai processi mentali che vi sono coinvolti (in termini di empatia, immedesimazione, e così via);
  • gli spazi della creatività dei lettori, e il loro coinvolgimento nel riuso dei testi letterari, in termini di riscrittura, attualizzazione, indagine critica;
  • funzioni e futuro della comunità ermeneutica, in quanto spazio di mediazione critica e condivisione sociale, nella relazione tra l’opera e i suoi lettori;
  • il dialogo ermeneutico con forme di produzione artistica generate da intelligenze artificiali, e la riflessione sulla validità, in quest’ambito, delle categorie delle teorie della lettura.

 

3. Lettura e intermedialità

Coordinato da: Alessandro Metlica (alessandro.metlica@unipd.it), Stefania Rimini (s.rimini@unict.it), Fabio Vittorini (fabio.vittorini@iulm.it)

La storia della readership nella cultura occidentale si accompagna a potenti effetti di iconizzazione attraverso i quali è possibile ricondurre l’atto della lettura a contesti sociali sempre più intrecciati con gli sviluppi di tecnologie e display. La pittura e il cinema, la fotografia e i social media mettono in abisso figure di lettori e lettrici che si incaricano di proiettare il raggio d’azione della letteratura in ambiti diversi, secondo traiettorie espressive in grado di generare corto circuiti sfuggenti e carichi di senso. Se le arti figurative hanno “situato” la lettura in scenari istituzionali, restituendo l’importanza della committenza e delle pratiche ricettive, il cinema ha saputo de-localizzare i libri, frammentare il loro potere seduttivo, ricavando così una serie di occasioni diegetiche in cui questi oggetti-feticci vengono sfogliati, letti, accarezzati provocando attriti o nuove consapevolezze. Basterebbe pensare al cinema di Godard, alle tante sequenze in cui le relazioni si slabbrano e la parola letteraria (detta e commentata) veicola verità inconsumabili, promesse solo immaginate; la presenza costante di classici di ogni tempo aggiunge ai ritmi e alle pose di una modernità incalzante l’ombra di un sapere condiviso, di una cultura che non è solo deposito, contenitore assente, ma lezione di vita, interferenza del reale. Leggere dentro la cornice dello schermo diviene pertanto un gesto eccedente, ribelle (come accade con The reader di Stephen Daldry, 2008), sempre in grado di scardinare il piano delle convenzioni, anche quando i toni sono lievi e i book club valgono come rito mondano (è il caso di The Jane Austen Book Club di Robin Swicord, 2007 o di The Book Club di Bill Holderman, 2018). La fotografia invece lavora su un altro piano, soprattutto quando esplora ed esibisce le consuetudini di divi e dive: Marilyn che legge immortalata da Eve Arnold contribuisce infatti a dilatare la star persona dell’attrice, a incrinare il mito della blond girl svampita e inconsapevole e a rilanciare invece un ritratto più intimo e problematico.

Nel contesto della cultura convergente inoltre i margini della pagina si dilatano, i confini delle storie si aprono alla contaminazione con altri media e così leggere vuol dire anche pedinare sistemi di scrittura ibridati o ancora forme miste, doppie, che includono segni verbali e visuali. Gli iconotesti, i graphic novel, gli ipertesti (solo per citare le categorie più generali) implicano processi di decodificazione diversi, che sollecitano conoscenze e competenze sempre più ampie e specialistiche sulle quali occorre ancora riflettere sia sul piano teorico sia rispetto alle dinamiche di ricezione.

Il panel intende mappare allora da una parte le diverse occorrenze intermediali dell’atto della lettura, nel tentativo di individuare i pattern ricorrenti, le differenze di contesto e di retorica delle rappresentazioni, la tensione fra codici e generi diversi. Dall’altra si propone di analizzare tutte le forme della cosiddetta lettura aumentata, una prassi ermeneutica che – grazie alla mediazione con display sempre più performanti e con le risorse della rete – attiva processi nuovi, non lineari, rizomatici e interattivi.

In particolare il panel accoglierà contributi sui seguenti aspetti:

  • la tematizzazione della lettura attraverso i media;
  • le pratiche di lettura degli iconotesti e le logiche di rimediazione delle storie illustrate;
  • la valorizzazione dell’oggetto-libro attraverso i nuovi media;
  • l’ipertesto come percorso di lettura aumentata fra creatività e usura;
  • dispositivi di lettura e fenomeni di crossmedialità;
  • la lettura nel contesto della mediasfera digitale.

 

4. Lettura, interpretazione e didattica (in collaborazione con Compalit Scuola)

Coordinato da: Emanuela Bandini (emabandini@gmail.com), Emanuele Zinato (emanuele.zinato@unipd.it)

Istituzione scolastica e lettura sono inscindibilmente interconnesse: non solo alla scuola è deputato il compito primario di insegnare a leggere, ma la lettura è parte integrante e costitutiva di molteplici pratiche didattiche. Se è possibile dire che la scuola repubblicana ha certamente adempiuto al mandato costituzionale di rimuovere quel primo ostacolo al pieno sviluppo della persona umana e all’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese costituito dall’analfabetismo, certamente più problematica è stato e continua ad essere il suo ruolo nella promozione della lettura “per la vita”, visti i più recenti dati Istat che descrivono un paese di non lettori e l’incombere della piaga del cosiddetto analfabetismo di ritorno.

Se l’atto della lettura ha esercitato una funzione cruciale nella didattica delle lingue e delle letterature, la mutazione della didattica degli ultimi anni in parte coincide con la crisi della lettura: se nelle linee-guida delle Indicazioni nazionali del 2010 la lettura ha un ruolo centrale solo in quanto abilità tecnico-decifrativa, nella Legge 107/2015 (la cosiddetta “Buona scuola”) le parole “libro” e lettura” non sono mai menzionate. Negli ultimi anni, poi, la tecnologia digitale (considerata da molti all’origine dell’impoverimento della lettoscrittura) è al contempo investita (a es. con il Piano Scuola 4.0 e con i processi di “learnification” universitaria) in modo pressoché assoluto dalla qualifica di “innovazione didattica”, con scarsa considerazione per i conseguenti fenomeni, studiati dalle neuroscienze, di disfunzionalità linguistica, deficit di concentrazione, scomparsa della memoria a lungo termine.

L’ “aggiornamento”, tuttavia, per chi insegna letteratura, riguardando l’ambito del dialogo ermeneutico,  non può coincidere con gli aspetti puramente tecnici del digital turn: la letteratura è una disciplina aperta, fondata sulla testualità e sulla sua comprensione, mediata dalla voce del docente che può guidare la classe alla capacità critica e immaginativa e l’ “innovazione” dovrebbe piuttosto consistere nell’inventare nuove vie per l’arricchimento esistenziale, emotivo e culturale degli studenti prodotto dal contatto con quel grande giacimento di immaginari che è  il testo letterario.

Il panel intende indagare i problemi odierni della lettura dei testi nelle diverse situazioni di apprendimento, partendo dall’ipotesi che ogni dispositivo (dalla carta allo schermo) è un mezzo, non un fine e che se si mette da parte la centralità della lettura non si dà apprendimento letterario. Ogni standardizzazione, e soprattutto la pedagogia skill oriented, tendono del resto a mortificare l’esperienza libera e plurale della lettura e le risorse indocili, polisemiche e paradossali del testo letterario: l’esperienza della didattica a distanza durante la pandemia ha d’altra parte dimostrato concretamente quanto prezioso sia il bene comune della lettura d’aula.

Il panel vuole avviare una riflessione su come  sia ancora pensabile e attuabile l’attività dialogica che consiste nel saper rispondere, in una situazione didattica, alle  domande inerenti il senso del testo nel suo tempo e nel nostro; nel saperne riconoscere e apprezzare la compresenza conflittuale di più significazioni; nel  saper fare i conti con gli studenti con identificazioni e emozioni “scomode” e inattese suscitate dal testo; nel saperne individuare i temi e la loro persistenza fra passato e presente.

Il panel accoglierà contributi, oltre che sui temi proposti negli altri panel, ma con specifica declinazione didattica, sui seguenti aspetti:

  • normative scolastiche e lettura: quale funzione, quali spazi e tempi sono – e sono stati previsti, nel corso della storia – per la lettura a scuola?
  • i supporti per la lettura scolastica: dall’abbecedario alle collane di narrativa scolastica, passando per i manuali (vero “libro di libri” e genere letterario), per finire con i supporti virtuali; quale ruolo hanno e come vengono usati per sostenere e stimolare la lettura?
  • il docente mediatore e promotore della lettura: riflessioni sulla situazione odierna del lavoro culturale del docente di letteratura, inteso non come burocrate ma come un critico-saggista in una situazione di pubblico apprendimento; proposte per la valorizzazione, in un habitat sempre più mutato, delle funzioni di guida alla lettura, della capacità di mediazione e di guida del docente, della gestione del momento analitico-descrittivo e di quello interpretativo nell’incontro con il testo.
  • un libro, mille lettori: riflessioni su possibili approcci e metodologie per leggere e far leggere in classe; esperienze di incontro emotivo e cognitivo per gli studenti, tramite la lettura, con l’opera letteraria: con i generi, i temi, le forme, la storia, l’attualizzazione, gli incroci interdisciplinari.
  • canoni e controcanoni delle letture scolastiche: quali opere, classiche e contemporanee, note e meno note, entrano nei percorsi di lettura, guidata e libera, proposti a scuola? Quali generi e forme contribuiscono alla creazione di un immaginario letterario e a sviluppare l’amore e l’abitudine alla lettura.
  • leggere all’università: quale spazio si dà concretamente al momento della lettura nella lezione universitaria odierna? Con quali modalità si può realizzare nelle aule affollate dei corsi triennali, l’incontro con gli autori e con le opere come ricerca del senso, dialogo e fusione di orizzonti?

 

5. Supporti materiali e mediazioni editoriali

Coordinato da: Donata Meneghelli (donata.meneghelli3@unibo.it), Beatrice Seligardi (bseligardi@uniss.it)

Tutti ricordano il Lettore di Se una notte di inverno un viaggiatore, il quale torna a casa dopo aver comprato un libro e si accorge che ha in mano una copia difettosa, in cui il primo sedicesimo si ripete, impedendogli di andare oltre l’incipit della storia. Grazie al suo dispositivo inceppato, il romanzo di Calvino richiama l’attenzione sullo scarto tra il testo come idealità e il libro come oggetto materiale che consente a quell’idealità di attualizzarsi. La ricezione non può prescindere dal supporto che garantisce ogni volta l’iscrizione, la trasmissione e la circolazione dei segni in forme più o meno istituzionalizzate. Nella storia letteraria, i supporti sono stati molteplici. La voce e il corpo (ma anche la memoria) del cantore nelle culture orali, come ha mostrato, tra gli altri, Walter Ong. Il manoscritto realizzato dal copista, singolare, unico, sempre esposto all’interpolazione o all’errore. Il libro stampato, riprodotto in esemplari identici, dove il testo è, almeno in linea di principio, non modificabile (ma ci sono state eccezioni, esempi di libri personalizzati), e dove a variare sono i formati, dall’in folio imponente che si fa fatica a tenere in mano, al tascabile, formato “intimo”, che segue docile il suo lettore, che si può leggere ovunque, dalle rilegature preziose, simbolo di un valore trascendente, al libro economico, o al libro illustrato, che integra diversi sistemi semiotici: una lunga vicenda, fatta di trasformazioni e di persistenze, che è stata indagata dagli storici del libro, primo fra tutti Roger Chartier. E poi i giornali, o i fascicoli, supporti effimeri, fatti per non durare, che hanno giocato un ruolo così strategico nella modernità, con la nascita e la diffusione del feuilleton, che impongono una lettura “spezzata”, che hanno incarnato la cultura del testo come merce e ciò che Peter Brooks ha definito reading for the plot. Fino agli odierni supporti digitali, che chiamano in causa differenze, tangenze e transizioni tra la pagina e lo schermo, tra diverse forme di materialità; o – ancora – all’audiolibro, che ha spinto molti a parlare di un ritorno all’oralità. Ma il testo, quale che sia il supporto in cui si attualizza, è un messaggio che non compare mai “da solo”. Proprio alla luce della pluralità delle prassi di lettura contemporanee si impone una riflessione anche sul modo in cui le nuove materialità della lettura interagiscono con strategie editoriali che mirano a orientare e plasmare nuove comunità di lettrici e lettori. Nell’era della “letteratura granulare” (Piazza 2019), in cui i media della modernità sembrano essere soggetti a una vaporizzazione costante, la mediazione editoriale resiste e si trasforma: bookinfluencer su Instagram e Tik Tok, presentazioni e interviste che diventano podcast o dirette social a partire dai profili ufficiali delle case editrici, ma anche contest letterari organizzati da agenzie letterarie e riviste – talora producendo nuove morfologie letterarie come i racconti brevissimi su Instagram –,gruppi di lettura online e dal vivo così come comunità fandom organizzate fra siti e blog si affiancano a fenomeni già caratteristici della modernità letteraria, come dimostra l’importanza ancora rilevante delle copertine d’autore, affidate a illustratori e illustratrici di fama internazionale proprio per attirare, ma anche influenzare, la lettura e la ricezione di un’opera.

Partendo dal presupposto che il supporto – con tutte le sue particolarità materiche, visive, tattili, tecnologiche – non è mai neutro, non è mai un ricettacolo inerte, ma plasma invece l’esperienza della ricezione, determina consuetudini di lettura, posture interpretative, interagisce con i valori letterari, riunisce intorno a sé comunità, il panel vuole sollecitare una riflessione su questi temi:

  • il ruolo o la forza dei supporti in quanto mediatori tra il testo e i suoi concreti lettori;
  • il modo in cui la mediazione editoriale ha condizionato l’orizzonte d’attesa del pubblico di lettrici e lettori a partire dal sistema editoriale della modernità sino alla sua evoluzione contemporanea;
  • come sono cambiati i luoghi della mediazione, tra case editrici e piattaforme che organizzano e disciplinano anche da un punto di vista estetico i contenuti;
  • come la mediazione editoriale si relaziona alle nuove materialità della lettura, dalla pagina agli schermi sino alle onde sonore degli audiolibri, contribuendo a un ripensamento delle nostre pratiche di lettura.

 

Adesione al convegno: modalità operative

1) Proposta comunicazioni per le sessioni parallele

Per partecipare al convegno è necessario inviare, entro il 1 luglio 2023, una proposta di intervento solo ai/alle coordinatori/coordinatrici di sezione (vedi sopra). La proposta deve contenere le seguenti informazioni: a) Titolo dell’intervento; b) Abstract di lunghezza compresa tra le 1000 e le 2000 battute (spazi inclusi); c) Breve profilo biobibliografico (max10 righe); d) Indicazione dell’ambito a cui si desidera aderire; e) Iscrizione all’Associazione (già avvenuta negli anni passati oppure nuova richiesta: vedi punto 2). Il Comitato scientifico vaglierà l’effettiva pertinenza delle proposte rispetto all’argomento e all’articolazione del convegno.

Le proposte dovranno riguardare da vicino le cinque linee di ricerca sopra elencate, sviluppando riflessioni di carattere teorico e/o analisi testuali in chiave teorico-comparata. Le comunicazioni potranno muoversi in prospettiva interdisciplinare, interdiscorsiva o intermediale, e su uno scacchiere geografico esteso alle culture extraeuropee e postcoloniali. Per agevolare la partecipazione e lo scambio di idee, sono ammesse comunicazioni anche in inglese o in francese.

La durata delle comunicazioni sarà tassativamente contenuta entro i 15 minuti.

È peraltro indispensabile che ogni partecipante garantisca la sua presenza almeno fino al termine della sessione, per poter partecipare alla discussione. Il mancato rispetto di tali condizioni comporta l’esclusione d’ufficio dell’intervento ai fini della successiva pubblicazione degli atti.

 

2) Iscrizione all’Associazione

La possibilità di tenere una comunicazione nella sede del convegno è subordinata all’iscrizione all’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia Comparata della Letteratura. All’atto della proposta, sarà necessario precisare se l’iscrizione all’Associazione è stata compiuta negli anni passati (e dunque si procederà al rinnovo per l’anno in corso) o se invece avverrà per la prima volta in occasione di questo convegno. In tal caso, andrà contestualmente compilata una motivata richiesta di iscrizione che contenga una sintetica descrizione della propria attività di ricerca, indirizzata al Presidente dell’Associazione (massimo.fusillo@gmail.com).

Il contributo per le nuove adesioni e per i rinnovi è fissato in 70 euro per gli strutturati (ricercatori, professori associati e ordinari in Italia e/o assimilabili all’estero), e in 35 euro per tutti gli altri (dottorandi, borsisti, assegnisti, contrattisti, ricercatori indipendenti, insegnanti di scuola in Italia e/o assimilabili all’estero). Il contributo dovrà essere versato con congruo anticipo rispetto alla data del convegno, in modo da poter avere traccia delle operazioni, tramite bonifico bancario (le istruzioni per l’iscrizione e i dati bancari sono reperibili qui: http://www.compalit.it/iscrizione/).

 

3) Definizione del programma e pubblicazione degli atti

La pubblicazione del programma definitivo del convegno è prevista per il mese di settembre 2023.

I paper approvati e presentati al convegno saranno successivamente selezionati secondo il meccanismo della peer-review per essere pubblicati. Se ne richiederà pertanto l’invio in tempo utile perché i curatori, congiuntamente al Comitato direttivo e alla redazione editoriale, possano allestire con cura le operazioni di lettura e valutazione, presumibilmente intorno a marzo-aprile 2024 (nella sede del convegno verrà comunicata con precisione la data ultima per la consegna dei saggi e le modalità di pubblicazione).

 

Comitato scientifico

Emanuela Bandini, Stefano Ercolino, Massimo Fusillo, Daniele Giglioli, Luigi Marfè, Donata Meneghelli, Alessandro Metlica, Stefania Rimini, Niccolò Scaffai, Attilio Scuderi, Beatrice Seligardi, Fabio Vittorini, Emanuele Zinato

 

Comitato organizzativo

Luigi Marfè, Alessandro Metlica, Emanuele Zinato