Gentili colleghi,
la redazione dell’«Ospite ingrato online», rivista online del Centro Interdipartimentale di Ricerca Franco Fortini, invita a contribuire a uno speciale su Lucio Mastronardi (1930-1979) a quarant’anni dalla sua morte.
http://www.ospiteingrato.unisi.it/conflitto-e-lavorolopera-di-lucio-mastronardi1930-1979/
Un breve abstract (di massimo 1.500 battute) e una breve nota biografica dovranno cortesemente essere inviati entro il 31 ottobre 2019 al seguente indirizzo email: ospiteingrato@gmail.com
L’accettazione sarà comunicata entro il 30 novembre 2019.
I contributi, della lunghezza massima di 45.000 battute, dovranno essere inviati al medesimo indirizzo entro il 31 marzo 2020.
Lo speciale verrà pubblicato nella sezione «Conflitto e lavoro» e sarà curato da Ludovica del Castillo, Claudio Panella, Maria Vittoria Tirinato e Tiziano Toracca.
I contributi potranno riguardare la figura dell’autore e la sua opera in generale o concentrarsi su una o più opere e potranno riguardare, ad esempio, i seguenti aspetti:
- La figura di Mastronardi nella narrativa italiana del secondo Novecento
- La posizione di Mastronardi nel campo letterario tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta
- Il rapporto tra letteratura e industria nell’opera di Mastronardi
- Il rapporto tra l’autore e la tradizione letteraria
- L’eredità di Mastronardi nella letteratura contemporanea
- La rappresentazione dell’economia italiana e della modernizzazione durante il boom economico nell’opera di Mastronardi
- Il rapporto tra lo stile e la realtà rappresentata dall’autore
- La rappresentazione del lavoro offerta da Mastronardi
- La rappresentazione del mondo della scuola in Mastronardi
- Il microcosmo di Vigevano: “il mondo in piccolo” e il suo valore allegorico
- Le traduzioni di Mastronardi e la sua ricezione fuori d’Italia
L’opera di Lucio Mastronardi (1930-1979)
La redazione dell’«Ospite ingrato online» invita a contribuire a uno speciale su Lucio Mastronardi (1930-1979) a quarant’anni dalla sua morte.
A proporre questo speciale ci spinge anzitutto l’idea che Mastronardi sia uno scrittore importante e di valore che ha però subito nel tempo una serie di pregiudizi (la sua naïveté, il legame soffocante con Vigevano, la lingua dialettale) e che ha goduto di una fortuna parziale e incostante, affidata spesso a recensioni, ritratti, introduzioni o brevi interventi come ad esempio quelli di Asor Rosa (1964), Calvino (1981), Del Buono (1964 e 1994), Manganelli (1977), Montale (1959), Pautasso (1977), Spinazzola (1975 e 1979) o ai commenti, per lo più sporadici, di pochi interpreti (quelli, ad esempio, di Aliberti 1986; Ferretti 1964 e 1983; Grignani 1983; Jacomuzzi 1983; Mariani 1962; Rinaldi 1985; Tesio 1994 e 2002. Cfr. soprattutto: Pallavicini, Ramazzina 1999) ma certo imparagonabile a quella che hanno ricevuto altri scrittori a lui contemporanei, da Bianciardi a Pasolini. L’attenzione per l’opera di Mastronardi si concentra sostanzialmente in tre momenti: dopo la pubblicazione del Maestro, complice il film diretto da Petri l’anno successivo, con Alberto Sordi e Claire Boom, dopo la sua morte e nei dintorni del convegno di studi organizzato a Vigevano il 6 e il 7 giugno 1981 i cui atti sono confluiti nel volume Per Mastronardi curato da Maria Antonietta Grignani. Nonostante alcuni studi più recenti, non molti per la verità (Novelli 2005; Turchetta 2007; De Gennaro 2012; Bignamini 2014; Grossi 2014; Zerbi 2014), Mastronardi resta un autore meno letto e meno conosciuto rispetto a molti altri narratori italiani.
Ci spinge inoltre l’idea che Mastronardi abbia offerto una delle più efficaci e acute rappresentazioni della società italiana negli anni del miracolo economico ˗ e più in generale, come aveva notato Asor Rosa (1964), della società neocapitalistica ˗ capace di mostrare forze e contraddizioni che caratterizzano quel momento storico ma che persistono ancora oggi. Dietro l’apparente razionalità del lavoro, dietro gli oggetti-simbolo del benessere generato dal vorticoso sviluppo industriale, dietro la feticizzazione del denaro e dello status sociale, Mastronardi scorge i segni di una paradossale e violenta irrazionalità, di nuove forme di alienazione e nevrosi, di una nuova antropologia.